Tratto da e Photo Credit WOW! webmagazine.

Better Effect Index di Kinnarps nasce da ciò che designer, architetti e consumatori ritengono importante per compiere scelte sostenibili e dai sustainability goals dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite): materiale e risorse utilizzate, impatto ambientale, purezza materiale, responsabilità sociale, riuso ed ergonomia.

«Quando si parla di sostenibilità, l’argomento sembra sempre complicato», così esordisce lo studio Better Effect condotto da Kinnarps, allo scopo di rendere più semplice e chiaro il concetto di prodotto sostenibile, definendo alcune linee programmatiche per uno sviluppo virtuoso dell’azienda stessa e del settore in generale.

«Sempre più persone vogliono fare scelte sostenibili, quindi il nostro compito è permettere loro di avere una scelta più semplice», ha dichiarato Johanna Ljunggren, di Kinnarps. Ci sono numerose buone etichette ecologiche in circolazione riguardanti la sostenibilità: Svanen, Möbelfakta, Blauer Engel, NF Environment e FSC, ma molte di esse sono di nicchia e non rispondono a importanti questioni riguardo la sostenibilità, come la responsabilità sociale o l’ergonomia, e non definiscono nei loro parametri quale processo seguire per ottenere un prodotto realmente sostenibile. «Secondo il Better Effect Index di Kinnarps, i prodotti sono descritti secondo sei aree che hanno un grande impatto nel creare un metodo di lavoro sostenibile:

  1. materiale grezzo e risorse;
  2. impatto ambientale;
  3. purezza materiale;
  4. responsabilità sociale;
  5. riuso;
  6. ergonomia.

Ogni prodotto è classificato in ogni area e si possono vedere i criteri che vengono soddisfatti e quali no. Questo è molto importante: non riportare solo le buone qualità dei nostri prodotti, ma anche i loro difetti», ha continuato Johanna Ljunggren.

Il primo parametro riguarda l’origine del materiale, la condizione della catena di produzione e l’ottimizzazione delle risorse da parte dell’azienda, chiamata a sceglie prodotti e tessuti certificati FSC, rinnovabili e riutilizzabili. Il secondo riguarda l’impatto ambientale e climatico: le condizioni di trasporto e il processo di produzione con la conseguente riduzione dell’emissione di diossido di carbonio (CO2), di packaging e l’utilizzo di energie rinnovabili. Terzo aspetto che viene considerato è la purezza del materiale, cioè l’utilizzo di buoni materiali e di sostanze chimiche. Tra queste vengono dichiarate da evitare gli ftalati, usati per rendere più soffice la plastica e la gomma, i ritardanti ignifughi, che contengono inibitori di alcuni ormoni, il bisfenol A, usato nelle plastiche, lacche e colle, la formaldeide, cancerogena e causa di irritazioni alla pelle, e i VOCs (Volatile Organic Compounds) che peggiorano la qualità dell’aria in ambiente chiuso.

Sono, invece, indicati i prodotti e i tessuti Ecolabel, le lacche a base di acqua e le coperture laminate. Interessanti sono il quarto e il quinto parametro: la responsabilità sociale, ovvero il codice di condotta dell’azienda, i controlli aggiuntivi dei fornitori, soprattutto nelle nazioni ad alto rischio, e il riuso, cioè la possibilità di un oggetto di essere riparato e ridisegnato, la possibilità di riciclare il materiale o quanto materiale riciclato è stato usato nella sua realizzazione. Il motto diventa: “Re:use, Re:fresh, Re:cycle”.

Il riuso è un tema caldo nell’industria. L’80% dell’impatto ambientale degli arredi è dovuto all’uso dei materiali, ma la vendita dell’usato non è sufficiente a risolvere il problema di come affrontare il problema della lavorazione nel futuro: la necessità è quella di sviluppare un ciclo dei materiali in cui i prodotti possono essere riciclati e trasformati senza una maggiore addizione di nuovo materiale e di energia. Infine, l’ultimo parametro riguarda l’ergonomia e il valore sull’impatto acustico, allargando così il focus non solo dalla sostenibilità ambientale, ma anche dal lato del benessere individuale: gli arredi devono, perciò, incoraggiare il movimento, essere facile da comprendere e da usare, essere strumenti di controllo del rumore e in grado di fornire un’illuminazione giusta e localizzata, mentre le sedute devono essere in grado di adattarsi ai corpi.

Kinnarps stessa ha assunto questi principi come punti programmatici per guidare la trasformazione del design e del business aziendale in un approccio maggiormente circolare, dandosi obiettivi concreti come ridurre del 10% il consumo energetico delle proprie operazioni o usare solo legno che provenga da foreste certificate FSC entro il 2020. Kinnarps, inoltre, ha deciso che il Better Effect Index sarà disponibile in open source per tutti, allo scopo di dare agli architetti, ai rivenditori e ai consumatori, un’idea di cosa renda un prodotto di valore e di fornire a tutto il settore l’opportunità di cooperare per creare un nuovo ciclo produttivo realmente sostenibile.