Il peso delle compensazioni di carbonio nei piani verso la neutralità climatica
I piani dell’industria e dell’agricoltura per raggiungere la neutralità climatica sono irrealizzabili. Le Big Oil, ad esempio, stanno scommettendo su una transizione molto lenta, che permette ai loro asset di evitare tagli drastici alle emissioni di gas serra. L’idea – che non è solo delle compagnie fossili – è che possono continuare a emettere (quasi) ai livelli di prima, basta compensare ciò che viene rilasciato in atmosfera. Come? Con i cosiddetti carbon offset, le compensazioni di carbonio attraverso soluzioni nature-based. In estrema sintesi: aumentare la superficie forestale di quel tanto che serve per bilanciare le emissioni prodotte.
Peccato che la Terra non ha abbastanza risorse per questo, scrive Bloomberg, se tutti i piani verso la neutralità climatica si basano in modo massiccio su meccanismi compensatori di questo tipo. Le emissioni attuali che derivano dai soli combustibili fossili, ad esempio, sono 10 volte maggiori del volume di carbonio che può essere stoccato ogni anno con l’impiego di metodi di gestione sostenibile del territorio.
L’idea di bilanciare le emissioni positive con quelle negative, ottenute con il sequestro di CO2 (biossido di carbonio) dall’atmosfera tramite tecnologie CCS (Carbon Capture and Storage) o attraverso la riforestazione, è indicata come necessaria in buona parte dei percorsi possibili verso il rispetto degli obiettivi dell’accordo di Parigi nei report dell’IPCC (International Panel on Climate Change), il panel intergovernativo dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) sui cambiamenti climatici. Molte aziende si riferiscono a questo punto per giustificare la solidità dei loro piani verso la neutralità climatica.
«Ci sono pochissimi percorsi in cui le soluzioni basate sulla natura o la cattura e il sequestro dell’utilizzo del carbonio non giocano un ruolo», scrive, ad esempio, l’amministratore delegato di Shell Ben van Beurden nella strategia net-zero dell’azienda.
Ma, ovviamente, l’IPCC sottolinea che, prima di tutto, è necessaria una riduzione dei valori assoluti delle emissioni: devono calare anche quelle positive, insomma. Non esiste nessuna via percorribile che permette di ignorare questo passaggio.