Tratto da Treccani.

Sostenibilità

La sostenibilità si traduce in qualcosa di più del tradizionale assioma “inquinare di meno”, difficilmente risolutivo del problema ambientale; oggi si può dire, pensare, scegliere e consumare diversamente.

Il fisico e teorico dei sistemi Fritjof Capra (The turning point. Science, society, and the rising culture, 1982) afferma che una società sostenibile si può costruire soltanto sulle fondamenta dell’ecoalfabetizzazione e dell’ecodesign; il compito principale negli anni a venire sarà applicare la consapevolezza ecologica e il pensiero sistemico per cambiare radicalmente le tecnologie e le istituzioni sociali. In questo senso, il “design sistemico” affronta la tematica ambientale sia con razionalità teorica, sia con fantasia immaginativa, in un impegno duraturo e collettivo che coinvolge tutti gli attori del ciclo di vita di un prodotto. Più che enfatizzare l’innovazione tecnologica, sembra interessante concentrarsi su cambi di mentalità a favore della sostenibilità. Nel tempo gli oggetti potranno assumere le più svariate forme e superfici, ma apparterranno tutti a nuove società globali sostenibili. Contribuire allo sviluppo sostenibile presuppone un tipo di cultura del progetto non ancora acquisita e tuttora in fase di formazione. Non si può ignorare il ruolo fondamentale del designer anche ai fini del rispetto per l’ambiente, in quanto ogni minima scelta e soluzione adottata in fase progettuale va a incidere sulle trasformazioni dell’ecosistema.

Ci si deve abituare alla complessità e, soprattutto, alla sistematicità del contesto in cui si vive, si produce e si agisce, ed è necessario imparare a pensare in modo sistemico, e, cioè, in termini di interrelazioni, contesti e processi. Quando si applica il pensiero sistemico è immediato il riferimento ai principi strutturali degli ecosistemi naturali, che diventano i principi fondamentali di tutti i sistemi viventi, schemi basilari della vita. La progettazione è l’ideazione di un qualcosa e del suo modo di attuarla, ossia la modellazione di materia e di flussi di energia per gli scopi dell’uomo. Se fino a un decennio fa quest’attività veniva svolta secondo un modello lineare (progetto-processo produttivo-distribuzione e uso-fine vita-riciclo/riuso), oggi è necessario spostarsi verso un modello sistemico, passare, cioè, da una visione in cui i problemi della progettazione di oggetti erano decontestualizzati dal luogo in cui questi venivano prodotti, usati e smaltiti, a una concezione in cui vi siano “zero emissioni”, proprio grazie alla messa a sistema delle singole attività e delle ricadute (output) che ne derivano in ogni fase. Sistematizzare il processo determina, quindi, una chiara consapevolezza degli output (in quantità e qualità), che permette di studiarne la valorizzazione come risorsa, come materia prima, diventando l’input per un altro processo produttivo o sistema, che, a sua volta, genera nuove opportunità produttive e nuovi modelli di business.

Progettare in modo sistemico permette, inoltre, di dare vita a inedite relazioni tra oggetti e funzioni (e, quindi, utenti) per ottimizzare, integrare o scindere, trasferire o rimuovere materia ed energia fino all’individuazione di funzioni nuove e oggetti innovativi. Le industrie e i sistemi produttivi che vorranno rimanere competitivi e guardare al futuro, rispondendo ai bisogni di una società sostenibile e ai rinnovati requisiti del mercato, dovranno tendere, quindi, verso sistemi integrati che superino il concetto di strategia e di core business e avvicinino i loro processi ai cicli della natura. Proprio la natura, capace di agire sempre con efficienza e qualità, autoregolandosi costantemente, è il punto di riferimento e di ispirazione di questo nuovo modello produttivo: osservata nei fenomeni, nelle leggi che la regolano, nelle azioni conseguenti, se ne deducono processi e materiali “naturalmente” prestazionali.

Attori

Per seguire il modello naturale al fine di risolvere i problemi ambientali causati dalle nostre produzioni, è necessario che progettisti e imprenditori comprendano appieno i fenomeni industriali senza isolarli dal contesto e sviluppino soluzioni non precostituite, né confinate nella consuetudine. Il modello presuppone per le aziende un’innovazione più rapida e meno rischiosa, con un aumento di produzione e una riduzione dell’uso delle risorse, una maggiore qualità a costi inferiori, con l’ambizioso progetto di far coincidere obiettivi sociali, economici e ambientali. La problematica risulta complessa e trasversale a tutte le attività umane; pertanto, i comportamenti umani (non solo quelli dei progettisti o dei produttori) assumono un peso sostanziale, e inducono enti pubblici e privati a svolgere costanti attività orientate a promuovere comportamenti corretti sotto il profilo ambientale.

Produttore

Negli ultimi anni, la sfera degli interessi economici si è estesa in modo capillare, con inevitabili ripercussioni in tutti i settori. Si tratta del fenomeno della globalizzazione, definito dall’Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD) un processo attraverso il quale mercati e produzione nei diversi Paesi diventano sempre più interdipendenti, in virtù dello scambio di beni e servizi e del movimento di capitale e tecnologia. Si è così creato un supermercato dell’offerta in cui è possibile produrre e scambiare merci in ogni dove, un mercato fluido e interconnesso. Una “modernità liquida”, per citare il sociologo Zygmunt Bauman (2000), che ha avuto effetti noti ormai a tutti nei contesti culturali, sociali e imprenditoriali dei Paesi industrializzati, i quali fino a poco tempo fa erano svincolati dalle incertezze economiche e politiche che da sempre caratterizzano i Paesi in via di sviluppo. In un’ottica di sostenibilità, se si vogliono concretamente affrontare le criticità causate dalla globalizzazione, è necessario agire con una pratica interdisciplinare e all’interno di una visione complessa. Quest’ultima dovrà tenere conto dei valori legati all’uomo, secondo principi di innovazione umanistica che fondino la misurazione dello sviluppo su parametri non quantitativi ma qualitativi, come la qualità della vita, dell’ambiente, del livello di istruzione, dei servizi, ossia indici che manifestano il grado di benessere non materiale ma morale delle persone. In questa visione complessa della gestione delle relazioni politiche ed economiche tra i Paesi e dei rapporti sociali all’interno dei singoli Stati, a detta del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD, che nell’ottobre 2009 riuniva circa 200 aziende internazionali), il perseguimento della sostenibilità richiede certamente profonde modifiche concettuali nel mondo del business, senza per questo venire meno agli interessi della produzione, specialmente se per raggiungere tale obiettivo si segue e si rinnova anche una logica industriale. E proprio dall’introduzione dei parametri ambientali possono nascere nuove opportunità imprenditoriali e altri terreni di competizione.

Nella situazione contemporanea è fortunatamente consolidato il fatto che una progettazione che segua le logiche o le linee guida della sostenibilità ambientale comporta quasi sempre anche risparmi e vantaggi in termini economici per le aziende produttrici, così come il fatto che gli investimenti iniziali per trasformare impianti obsoleti e inquinanti in moderne ed efficienti strutture sono ammortizzabili in breve tempo. La crescente attenzione all’ambiente, d’altra parte, mette tutti più a rischio di speculazioni, in quanto vengono qualificati come “verdi” anche quei prodotti che non hanno i necessari requisiti di sostenibilità (greenwashing). Risulta, quindi, difficile capire e scegliere che cosa sia giusto o sbagliato, dal momento che sul tema sostenibilità un’auspicabile risposta certa e definitiva risulta sempre difficile. In molti casi, la scelta consapevole e opportuna si basa su una valutazione del contesto d’uso in cui i beni e le azioni si inseriscono. Anche l’azione di boicottaggio personale e non violento da parte dei consumatori consapevoli ha portato alla responsabilizzazione dei comportamenti etico-produttivi di molte multinazionali. Pur se si deduce, da quanto detto, che gli iniziali comportamenti etici e sostenibili da parte delle aziende siano stati mossi da logiche di gestione dell’immagine, oggi si può affermare che le cose stanno, sia pur lentamente, cambiando. La pratica della corporate social responsibility, per esempio, si fonda proprio sul fatto che le imprese debbono rendere conto del proprio operato e dei corretti comportamenti, nel rispetto dell’ambiente, ai propri azionisti e, soprattutto, ai cosiddetti stakeholders, ossia clienti, fornitori, finanziatori, collaboratori, ma anche gruppi di interesse esterni, come nel caso dei residenti nelle aree limitrofe agli stabilimenti, oppure dei gruppi di interesse locali.

Designer

Il ruolo del designer si svilupperà in una direzione sempre meno identificabile, ma in grado di incidere in modo decisivo. Come testimoniano gli esempi delle filosofie design driven innovation (capacità di innovare secondo un modello tipico del design basato su saperi che legano dimensioni sociali a quelle economiche e produttive) e human driven innovation (l’innovazione a partire dagli utenti come fondamentale risorsa nel processo di crescita), il ruolo del designer nel processo del design sistemico è fondamentale, perché può attingere a bacini di sapere e di esperienze che vanno dalla matematica alle scienze biologiche, dalla vita dell’uomo alle scienze sociali, fino a quelle della natura, per dedurne non solo forme, ma, soprattutto, conoscenza dei fenomeni, delle azioni e delle leggi che regolano gli uni e gli altri. In questo modo è possibile concretizzare un’integrazione tra cultura produttiva e ricerca progettuale che faccia emergere connessioni e coerenze oggi nascoste tra industria e natura, verso scenari efficienti e sostenibili, e secondo una metodologia che in verità è stata applicata di frequente in tutti i capolavori del design del passato, frutto di convergenti competenze di imprenditori, ingegneri, operai e, naturalmente, progettisti.

Il designer è chiamato ad andare oltre lo sviluppo di prodotti ecocompatibili, tendendo a suggerire comportamenti sostenibili, a prefigurare scenari di vita in radicale soluzione di continuità con il presente, rinunciando anche alla tradizionale funzione di progettista della forma/funzione per diventare progettista di relazioni. Il rispetto per l’ambiente e per il prossimo, fattori che appartengono alla definizione di sviluppo sostenibile, transitano, infatti, attraverso i concetti di collaborazione e condivisione, che fanno entrambi riferimento alla capacità di relazionarsi con il prossimo (inteso anche come prossima generazione).

Consumatore

A condizionare quasi spontaneamente le scelte operate nella vita quotidiana è un atteggiamento consumistico che rende, nei fatti, quasi impotente il sentimento ecologico, seppure abbondantemente diffuso. Non siamo stati abituati a valutare le ricadute generate dai nostri comportamenti in termini di flussi di materia e di energia che coinvolgono anche gli altri componenti del sistema socioeconomico. Si comprano o si abbandonano prodotti o beni con assoluta leggerezza e, a livello progettuale, non si ha ancora la consapevolezza di contribuire, con il proprio lavoro, a perseguire questo cammino, additando la cattiva educazione ambientale come causa dei problemi ecologici.

Anche le scienze psicologiche si stanno da tempo occupando del rapporto tra sostenibilità e comportamenti, al fine di analizzare le reazioni al problema e indagare modi e strumenti che incoraggino un comportamento ambientalmente adeguato. In molti sostengono che atteggiamenti rilevanti derivino da abitudini e valori personali preesistenti e che i cambiamenti a favore dell’ambiente avvengano sovente per scelte inconsapevoli e non dovute direttamente all’interesse verso l’argomento. Alla luce di queste indagini, è ancora più importante spingere verso una consapevolezza condivisa del problema e delle azioni che si compiono quotidianamente. Un ruolo determinante è affidato al consumatore, che, attraverso le sue scelte, può agire in modo incalzante con una richiesta di maggior contenuto etico e di atteggiamento di tutela dell’ecosistema e dei suoi abitanti. Questa evoluzione ulteriore dei fruitori verso una consapevolezza del rispetto dell’ambiente (e, quindi, di sé stesso e del prossimo) può avere reali e tangibili ripercussioni sul mercato e, di conseguenza, inevitabili adeguamenti da parte di imprenditori e progettisti. In mancanza di tali pressioni, infatti, il ruolo del design potrebbe risultare senz’altro meno rilevante.