Presentato in occasione del World Forum on Urban Forests 2019 di Milano, Forestami, il progetto di forestazione urbana che Comune e Città metropolitana di Milano hanno promosso per piantare tre milioni di nuovi alberi entro il 2030, prosegue il suo cammino.
Nonostante lo stop dovuto alla pandemia, nel territorio della Città metropolitana, nella stagione agronomica 2019-2020, sono stati messi a dimora 76.577 tra alberi, piante forestali e arbusti, mentre delle 24.825 piantumazioni sospese, 19.788 saranno recuperate a partire dal prossimo novembre con la nuova stagione autunnale.
Lo stato dei lavori
Alcuni giorni fa, il comitato scientifico presieduto dall’architetto Stefano Boeri ha presentato altri dati del lavoro che ha preso avvio nel luglio del 2018. Ad oggi, sono state individuate 253 nuove aree per ulteriori progetti di forestazione urbana, pari a 713 ettari, di cui 167 (344 ettari) disponibili subito per le piantumazioni.
Il progetto
Forestami, che vede collaborare il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, Comune di Milano, Città metropolitana di Milano, Parco Nord, Parco Agricolo Sud Milano ed ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), finanziato da Fondazione Falck e FS Sistemi Urbani, è un progetto di strategia territoriale di scala metropolitana, una delle rare esperienze di area vasta che nei decenni si sono affermate nel territorio della Grande Milano, come il Piano Intercomunale milanese (1961), la realizzazione del Passante ferroviario (1984), l’istituzione del Parco Agricolo Sud Milano (1990).
L’obiettivo dei tre milioni di nuove piante è ambizioso, anche perché dopo ventiquattro mesi dal varo si tratta ora di passare dalle idee ai fatti.
Piantumare entro il 2030 tre milioni di alberi, tanti quanti sono i residenti dei 134 comuni della Città metropolitana di Milano non è impresa da poco, ma, se si vuole contribuire a invertire la tendenza climatica, occorre crederci e non esitare. Perché il progetto ha un’altra ambizione: far diventare la Città metropolitana di Milano la prossima Capitale verde d’Italia, candidandosi, così, a diventare una delle città protagoniste della campagna di contrasto del climate change.
Gli obiettivi
Dodici gli obiettivi del progetto:
1) mitigare gli effetti del cambiamento climatico;
2) offrire nuovi servizi ecosistemici di resilienza;
3) ridurre il livello di inquinamento atmosferico;
4) ridurre i consumi energetici dovuti dal condizionamento dell’aria;
5) ridurre dell’80% le emissioni di gas serra entro il 2050;
6) ridurre l’effetto isola di calore;
7) garantire l’inclusione e la coesione sociale con progetti di riqualificazione vegetale delle periferie;
8) incrementare le infrastrutture verdi e blu e le connessioni ecologiche tra le diverse parti dell’area metropolitana;
9) aumentare il numero e la biodiversità delle specie viventi vegetali e faunistiche;
10) favorire le sinergie tra pubblico e privato su progetti di forestazione;
12) valorizzare il patrimonio del verde metropolitano.
Per un’impresa del genere non potevano mancare date e obiettivi intermedi: al 2021, infatti, il piano prevede di mettere a dimora 600 mila nuovi alberi, un milione e 200 mila nel 2024, 2 milioni nel 2026, in occasione delle Olimpiadi invernali, per arrivare al traguardo del 2030 con 3 milioni di nuovi esemplari.
Altro obiettivo è portare il valore della tree canopy cover (vale a dire la percentuale della densità della copertura arborea; nda) di Milano al 21% (al 2019, il valore era del 16%), al pari di quello di altre città del mondo: Amsterdam è al 20,6%, Francoforte al 21,5%, Johannesburg al 23,6% e Ginevra al 21,4%.
Le 12 strategie di forestazione
Interessante è l’individuazione, coerentemente alle categorie identificate dalla FAO (Food and Agriculture Organization), delle 12 strategie di forestazione urbana e peri-urbana da perseguire per il territorio della Città metropolitana:
1) aumentare le aree verdi e permeabili, riducendo le aree di parcheggio a raso;
2) aumentare del 90% la quota di tetti verdi nella città di Milano, trasformando tutte le coperture piane in superfici verdi;
3) bonificare, attraverso la fitodepurazione con alberi e arbusti, i suoli dismessi e inquinati;
4) promuovere la trasformazione di cortili scolastici, universitari e ospedalieri in oasi verdi;
5) promuovere la trasformazione di corti e cortili condominiali, giardini privati e vuoti urbani in oasi verdi;
6) promuovere la realizzazione di orti urbani e potenziare l’agricoltura urbana;
7) creare una rete di corridoi verdi e blu per connettere parchi, boschi, agricoltura e architetture verdi;
8) realizzare un bosco orbitale della Città metropolitana;
9) promuovere la demineralizzazione di superfici pavimentate e introdurre le nature-based solutions all’interno di aree commerciali e industriali;
10) implementare e rafforzare il verde nei parchi pubblici;
11) promuovere politiche di compensazione su consumo di suolo e sui progetti con un impatto sull’ambiente;
12) promuovere il coordinamento su progetti di rinaturalizzazione e valorizzazione del paesaggio.
Le altre attività svolte
All’inizio dell’anno, prima del lockdown, il lavoro di ricerca aveva realizzato la mappatura del territorio milanese con la quantificazione della tree canopy cover attuale, l’individuazione delle superfici potenziali su cui piantumare e delle aree del territorio metropolitano maggiormente colpite dal fenomeno delle isole di calore e sottoposte a rischio allagamenti.
Il lavoro di ricerca ha anche sviluppato alcuni temi progettuali per rispondere alle diverse tipologie di forestazione urbana, alle criticità ambientali e alle potenzialità territoriali individuate a seguito del lavoro di mappatura. Sono stati, così, censiti e individuati 830 diversi siti, sui quali potrebbero essere realizzate le iniziative di forestazione.
Il confronto con le città europee
A livello europeo, l’esperienza di Forestami potrebbe essere paragonata a quelle di Barcellona, Parigi e Tirana, non tanto per la tipologia di intervento, quanto per il tentativo di introdurre policies innovative per il cambiamento strutturale della città e per l’integrazione tra verde e spazi costruiti.
La maggior parte di queste città hanno una base solida di conoscenza sulla tematica dell’arboricoltura urbana, pertanto sono tra i casi studio di riferimento per le loro buone pratiche, i loro sforzi in termini di miglioramento dell’ambiente urbano e per i propositi a lungo termine.
La specificità milanese
Un primo elemento di specificità di Forestami riguarda la scala territoriale e il numero dei comuni coinvolti: con Milano sono 133 i Comuni interessati, che hanno caratteristiche tra di loro eterogenee, ma che, anche per questo, permettono di sperimentare progetti pilota diversi per dimensione e valore ambientale e sociale.
La seconda peculiarità dell’esperienza è la volontà, da parte dei soggetti promotori, di integrare una stretta collaborazione tra pubblico e privato.
Gli ostacoli da superare
La disponibilità delle aree è la grande sfida che un territorio urbanizzato come quello della Città metropolitana di Milano pone al progetto di forestazione, così come la grande eterogeneità del territorio, che a Nord è fortemente urbanizzato, con una fitta presenza di edifici industriali, mentre a Sud, potenzialmente più libero, perché caratterizzato dalla presenza del Parco Agricolo Sud, trova, invece, una grande presenza di colture a discapito della biodiversità, e dove l’inserimento di nuove specie deve coesistere con la produttività dell’agricoltura.
Altro ostacolo da superare riguarda l’individuazione di nuovi modelli di finanziamento: un progetto ambizioso come questo, che prevede di piantare tre milioni di alberi e arbusti su tutto il territorio metropolitano, sia su superfici verdi che su superfici grigie, ha bisogno di grandi investimenti su un lungo arco temporale che il fundraising da solo non può coprire.
La terza sfida riguarda la costruzione di un nuovo modello di governance, che possa accompagnare il progetto per i suoi dieci anni di attività e supportarlo per la piantagione, manutenzione e monitoraggio di tutti i nuovi impianti.
Poi, per garantire interventi forestali a lungo termine, bisogna progettare bene la filiera dei vivai locali e regionali e i costi di gestione e manutenzione devono essere valutati e controllati su un periodo minimo di cinque anni.
Un investimento sul lungo periodo
L’ultima sfida, e questo vale per tutti questi progetti, è il grande investimento su un territorio ampio e sul lungo periodo. I benefici ambientali e sociali che porta il verde, e in particolare gli alberi, non hanno un impatto a breve termine.
Siamo in un’epoca in cui la necessità di vedere immediatamente i benefici del lavoro svolto condiziona le scelte. Il progetto Forestami, in un certo senso, lavora ad un ritmo diverso. Lavora con la natura, quindi ragionando su stagioni agronomiche, lavora per la gran parte con piante forestali (ovvero, piante di piccole dimensioni) che diventeranno foreste, lavora sulla manutenzione. E un progetto di cura, è un progetto per il benessere della Città metropolitana del 2030.